La gloriosa storia di Italia I-20

Dal varo alle olimpiadi (1936)

Preparazione del varo

Molti di quelli che la vedono per la prima volta, magari per puro caso passando per il molo di Castellammare di Stabia o di Procida o di uno dei tanti che giriamo durante l'anno domandano: <<Bella! Ma quanti anni ha?>>.
Anche l'occhio più inesperto non può che notare che in sé questo scafo dimostra di essere una barca "diversa" dalle altre.. Di legno certo, ma a parte questo è insolitamente essenziale nelle sue linee. Sicuramente colpisce quanto sia "poco larga". Già dalla prua si nota che lo "spigolo" che raccoglie le sue linee sembra essere una freccia visto dall'alto e di profilo una lama affilata.
Ah se potessero vederla dall'alto dell'albero! Uno spettacolo!
La curiosità prende a molti. Qualcuno più erudito nel campo nota un impressionante rapporto fra la lunghezza-larghezza ed una murata molto bassa.

L'Italia fu varata a su progetto voluto dalla Reale Federazione Italiana della Vela che volle uno scafo in grado di poter competere alle olimpiadi contro i frutti più eccellenti della tecnologia navale internazionale dell'epoca.
Il 20 di giugno del 1936 appena pochi mesi prima dell'apertura delle olimpiadi di Berlino, entra in acqua Italia.

A vararla fu il cantiere di Attilio Costaguta situato a Voltri (GE) (vedi pagina dedicata) con velatura fabbricata in quello stesso cantiere, si dimostra subito uno yacht dalle ottime prestazioni soprattutto con venti medio-fotri.


Dal 4 al 10 di agosto di quell'anno si svolsero le Olimpiadi nel fiordo di Kiel in Germania (vedi Olimpiadi della vela a Kiel). I partecipanti ed i loro posizionamento alle varie regate fu il seguente:

Locandina delle Olimpiadi 1936 Grande indecisione ci fu per il risultato finale dal momento che nella quinta regata una serie di protesti da parte degli equipaggi di diverse nazionalità. Durante questa giornata una serie di manovre fra scafi ravvicinati aveva portato alla collisione di alcuni di essi. Le regate continuarono per i restanti giorni senza un verdetto della giuria.
Questa matassa da dipanare fu districata solo alla fine di tutte le regate. Grazie a delle riprese girate dall'alto di un dirigibile ad opera della regista tedesca Leni Riefenstahl alle prese con la regia di un film intitolato Olympia, la giuria poté meglio constatare le responsabilità di quel evento e decretò che la collisione di Italia con la barca Norvegese era stata inevitabile perchè manovra indotta dallo yacht danese. Fu così che nel non subire la penalizzazione la nostra barca riuscì a far valere il risultato di quella giornata che con gli altri punti accumulati la portava alla testa della classifica.


Le barche sotto il dirigibile

Qui l'equipaggio che si misuro con i campioni internazionali e si distinse in quelle giornate per la preparazione, per la fermezza e coraggio.

Ecco il glorioso equipaggio

Leone Reggio

Bruno Bianchi

Luigi de Manico

Domenico Mordini

Enrico Massimo Poggi

Luigi Mino Poggi

La coppa Hindenburg

Agostino Straulino e con equipaggio

Al termine delle regate olimpiche nella baia di Kiel fu disputata un'altra serie di regate per l'assegnazione della coppa Hindenburg a cui partecipavano gli equipaggi della marina militare delle nazioni del Brasile, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Italia, Jugoslavia, Olanda, Svezia, USA ed Uruguay.
Al timone di Italia fu collocato il guardiamarina Agostino Straulino e con lui Luigi de Manincor, Paolo Marsi, Carlo Mantegazzini, Carlo Strena e G.B. Franchini. In questa occasione Italia si classifico al secondo posto.

Le altre competizioni

L'Italia partecipò ad altre regate sparse per la penisola ma ben presto la Reale Federazione Italiana della Vela ne propose, già a partire dal dicembre 1937, la vendita per un prezzo che si aggirava sulle 100.000 lire. Nel febbraio 1938 lo yacht passa nelle mani di Angelo Rizzoli editore facoltoso di Milano.
Grazie a questo evento l'Italia riprende a gareggiare fra gli 8 metri come Bona ed Orietta. Nel 1939 grande sfilata di barche.
A Genova gareggiano numerosi otto metri per le assegnazioni della Coppa Duca degli Abruzzi, Coppa Rylard e la Coppa Caterina Pozzani.

Yacht in gara

Molte altre competizioni veliche si disputarono negli anni seguenti finché la l'obbiettivo non si sposto a Napoli. Negli anni cinquanta i migliori scafi costruiti in Italia si concentrarono nelle mani dei circoli napoletani. Il Circolo Nautico acquista l'olimpica Italia che viene affidata al timoniere Renato Cosentino. Il Circolo Nautico Posillipo propone invece Bona alla guida di Vittorio Postiglione, Miranda III passa al Reale Yacht Club Canottieri Savoia che acquisterà anche altri otto metri come Aria e Licea. Orietta al Circolo Canottieri Napoli ed il Circolo del Remo e della Vela Italiana si presenta con Sylphea III. In questo clima per molti anni si gareggiò con queste splendide imbarcazioni in lungo ed in largo per il golfo partenopeo.

Gli otto metri al castel dell'ovo

Nel 1971 il circolo proprietario di Italia la mette in vendita per 3.000.000 di lire ma conclude la trattazione per 2.300.000 lire in favore di Eugenio e Salvatore Di Leva. L'evento è generato anche dalla decadenza di questa stazza che viene esclusa dalle categorie olimpiche. Italia arriva così a Sorrento dove viene subito disposto un lavoro ben più che di manutenzione. Lo scafo era infatti da tempo lasciato fermo e quindi si procedette alla riparazione del motore e il rifacimento della coperta e dei bagli.

L'armatore Sisimbro Antonio

Agostino Straulino e con equipaggio
Agostino Straulino e con equipaggio

Il tempo passa e gli impegni dei due proprietari li spinsero a vendere lo yacht ad un appassionato che già da tempo corteggiava quell'importante imbarcazione. Nel 1980 Antonio Sisimbro diventa l'armatore di Italia ed ancora adesso cura ogni centimetro di legno di quest'imbarcazione (vedi anche leggenda "la storia di italia"). Nelle mani del tabaccaio, come lo chiamano in molti, l'Italia ha sicuramente ricevuto più attenzioni e cure di qualsiasi altro precedente proprietario. Cure giornaliere, di ore ed ore passate a scartavetrare e verniciare sotto il sole o nel clima invernale. cure di chi ha passato la notte in barca sveglio per la paura della folle mareggiata, cure di chi ha medicato le ferite che il tempo ha inflitto allo scafo. L'Italia l'hanno rivista ad Imperia agli inizi degli anni novanta per ben due volte accompagnata sempre dal suo armatore che si è trovato al vertice di competizioni per lui impensabili.

Nel 2001, su proposta del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana Napoli, si avvia per Italia, con l'aiuto della FIV, una procedura che la porterà ad essere riconosciuta dalla Soprintendenza dei Beni Culturali come imbarcazione di importante interesse storico (03 dicembre 2002) per effetto della Legge 490/1999

Allo stato attuale l'Italia è fra le fedeli imbarcazioni che seguono la "carovana" cella Lega Navale di Napoli che porta la vela in tutti i porti del golfo partenopeo ed annualmente gareggia a Torre del Greco, Castellammare, Seiano, Capri, Ischia, Procida e Ventotene. In più partecipa alle regate di barche d'epoca come: Edoardo De Martino a Sorrento, quella al circolo Savoia a Napoli e Le Vele D'epoca organizzata dalla LNI a Gaeta. Infine partecipa alla manifestazione in onore di Peppe Cappiello a Sorrento.


Il mondo a vela
Il nostro mondo

Innaugurazione olimpiadi 1936

Squadra olimpica con principe Umberto di Savoia

Squadra olimpica italiana di vela

8 metri SI in kiel per le olimpiadi

8 metri SI in kiel per le olimpiadi

8 metri SI in regata

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